LA STORIA SCRITTA DAI TRADITI – LA MAPPA DI VITTORIO GIACOPINI


Se i componenti delle giurie letterarie invece che assecondare supinamente gli ordini di cordata volessero anteporre l’etica personale ad ogni viltà e compromesso, rispettando il proprio gusto e le ragioni della letteratura (che non sono poche), potrebbero assegnare al recente “La mappa” di Vittorio Giacopini (Edizioni Il Saggiatore) un ambito riconoscimento, lo Strega, il Viareggio o il Campiello, senza doversi vergognare delle proprie scelte. Romanzo di “ricerca”, il cui linguaggio assume un rilievo preponderante, sulla falsariga di testi illustri ed eccentrici quali quelli realizzati da Franco Cordero, oppure, nel passato, da Gesualdo Bufalino o Elsa Morante, “La Mappa” racconta la vita di Serge Victor, cartografo al servizio dell’esercito napoleonico attivo nella campagna d’Italia allorché disegna “La Carte générale du théàtre de la guerre en Italie et dans les Alpes”, capolavoro di guida che offrirà un ausilio notevole per il Bonaparte e le sue truppe. Serge, distolto dal suo compito, viene incaricato da Saliceti, eminenza grigia del Corso, a compiere una missione segreta a Mantova, la cui fortezza resiste all’avanzata francese. Travestito da girovago di strada, Serge si esibisce mostrando il fenomenale “Canard digérateur” di Vaucanson, anatra meccanica che mangia e defeca, creando stupore e interesse tra i passanti, finché non sopraggiunge una compagnia teatrale di viandanti che lo surclassa, grazie anche alla presenza di Zoraide, fanciulla di incredibile bellezza. Tra Serge e Zoraide divampa una passione travolgente che li unisce finché, lasciata Mantova, nel corso di un’imboscata notturna, la donna viene rapita. Segue il tradimento: la “Carte” viene mostrata a Serge, ma firmata da un altro cartografo; Bonaparte e i suoi, inoltre, come se non bastasse, gli intimano subdolamente, in un drammatico colloquio, di eclissarsi, “per motivi di Stato”. Alle sue obiezioni, gli si risponde: “Non c’è nulla da capire e meno ancora da questionare e obiettare, stare a discutere. S’è deciso così e non c’è altro da aggiungere (…). Quanto s’è detto qui, in questa sede, e tutto il passato, gli antecedenti, è come se non fossero mai stati, mai esistiti, mai vissuti. Scordati pure tutto, scancella tutto. Tu neanche esisti o sei mai esistito, del resto, in via ufficiale e in concreto qui s’è deciso di darti due giorni di preavviso, metterti al bando. Niente di personale, Serge Victor, ma è giusto sia così, anzi è prudente”. Da un giorno all’altro Serge è bandito, esiliato, annientato. Il resto della sua vita lo trascorre tra ossessioni, nella ricerca di Zoraide, seguendo giorno dopo giorno la storia dell’ascesa e della caduta di Napoleone e l’avvento e la caduta del nuovo mondo. La “mappa” costituisce una versione “geografica” dell’Enciclopedia e degli ideali rivoluzionari che la Francia e Bonaparte promuovevano in Europa. Nel romanzo, molto attento al verosimile, in alcune pagine memorabili, sembra rivelarsi il senso della storia dell’uomo, che può palesarsi nel teatro del presente, allorché un solo individuo pensa di potersi eleggere testimone del presente, e accertarlo, disegnarlo, redigerlo: una volta per sempre. Tutto poi infine precipita, gli eventi rivelano che l’uomo e i suoi disegni, le sconfitte come le vittorie, le speranze come le ideologie svaniscono sotto i colpi del tempo, in un rinnovarsi che a volte sembra mera ripetizione degli avvenimenti, in un succedersi di “corsi e ricorsi” di tradimenti, di ignominie, di false promesse, di inganni. Ci viene il sospetto che l’autore voglia tentare di comporre un paragone con l’attuale situazione, in cui la globalizzazione redige una “mappa” completa a cui forse nulla e nessuno potranno sfuggire: sogno o promessa a cui inevitabilmente non potrà non seguire che il disincanto se non il caos. L’inciampo, il contingente, un’invisibile resistenza delle cose restano e risultano irriducibili a ogni progetto esclusivo, a ogni tentativo di esercizio dell’onnipotenza da parte dell’uomo e dei suoi sistemi, delle sue “cartografie”, dei suoi fallaci disegni di conquista, di dominio, di potere assoluto. Serge ne è l’estensore, la vittima, il protagonista.

LA MAPPA DI GIACOPINI

LA MAPPA DI VITTORIO GIACOPINI

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