Pai 3 marzo 2014
Che tristezza! La vecchiaia è l’età dei lutti. Ho appena ricevuto delle foto da Eugenio, che si trova ancora a Sihanoukville: oggi è iniziata la demolizione dei 4 ristorantini sulla spiaggia Victory; un pezzo di città che se ne va. Hanno comprato i cinesi. Hanno prima demolito l’hangar che conteneva l’aereo russo (ora collocato sul tetto di un edificio in costruzione), poi recintato l’intera spiaggia. Entro una settimana demoliranno anche il nostro amato n°2. Il progetto prevede un enorme albergo-casinò.
Se ne va un pezzo della nostra vita, che per la verità è l’ennesimo. Già una volta, a Bali, ho compilato un lungo elenco di bei locali cessati, demoliti, smaterializzati (potrete leggerlo in questo stesso volume a pag…. n. p. redaz.). E mi sovvien che forse non vi ho ancora incluso il Blue Ocean di Legian (Bali), ristorante e complesso di bungalow risalente agli anni 60-70 del secolo breve. Un vero mito (di quando eravamo ragazzi e la beat generation ci orientava ancora, con i suoi canoni che oltre alla poesia e al nudismo contemplavano alcol e fumo (mi vanto di non aver mai in vita mia seguito davvero nessuna moda). Però il Blue Ocean era un luogo di riferimento mitico (forse qualche lettore può darmi ragione), di quando la stessa Kuta non era che un villaggio soprattutto di pescatori, e ne esisteva soltanto una piccola mappa in ciclostile (che non riesco a trovare nel mio disordine integrato da furti). Legian, alcuni km. più a nord, era non dico una spiaggia deserta, ma pochissimo frequentata, e da una vera aristocrazia frikkettona, anche ricca, con jeeps volkswagen a noleggio, piene di belle ragazze mafiose, soddisfatte. Allora si facevano folli corse in macchina sulle spiagge (adesso è proibito). I gigolo indigeni -e più spesso giavanesi- dalle folte capigliature, magri di cintola, a volte se ne servivano per portare le vittime in luoghi appartati, lontani. Molte di quelle puledre sono le stesse odierne obese vecchiotte impenitenti con fondoschiena a mongolfiera, ancor sulla breccia, compagne di irriducibili settantenni dai codini stinti, striminziti, minimi gilè afgani a pelle sul floscio torace nudo, sprecate fusciacche sulla trippa. Chissà: avranno verificato sconfitte, delusioni, figli cretini (tirati su da loro non avevano scelta), assenza di pensione, sussidi minimi, umanitari. Ma ci sarano anche i soliti finti, i molti scansafatiche allergici al lavoro proficuo (per una precisa ragione ideologica di principio tipica dell’eterno fannullone parassita), gli abatini travestiti da hawaiani (come me), quella minoranza di aristocratici esibizionistii che si portano dietro da casa lo splendido costume tradizionale balinese con tanto di giacca bianca, da indossare con spocchia durante le frequenti solenni cerimonie (oltre che al Carnevale di Venezia).