LUNEDI’ 23 GIUGNO dalle 19,30 in poi a Torrevecchia Teatina (Chieti) presso il Museo della Lettera d’Amore nel Palazzo Valignani
e nel Parco dei giovani “Giovanni Paolo II” si svolgerà la prima edizione della “Festa dell’Amore” – in occasione della notte di San Giovanni.
Il programma prevede:
– Visita guidata al Museo della Lettera d’Amore a cura del Direttore artistico Massimo Pamio;
– “Simbologia del solstizio d’estate e meraviglie di Madre Terra”, dott.ssa Roberta Medoro, terapeuta secondo natura;
– Cena dell’Amore;
– “Ritualità di San Giovanni: magia dell’Acqua, del Fuoco e dell’Amore”, rito per trovare l’anima gemella e cerchio magico, a cura di Katia Granata e Roberta Medoro;
– Interventi musicali tra il sacro ed il profano di Andrea Diletti, musicista e cantautore, voceterapeuta ed esperto di canto sacro;
– Danze e balli per cerebrale la gioia di vivere;
– Lancio delle lanterne cinesi.
Ci saranno numerosi stand di libri, oggettistica varia e altro sul tema dell’amore.
L’iniziativa è curata dalle Associazioni – Alveare – Avventure Culturali e dall’Associazione Culturale Abruzziamoci, con il patrocinio del Comune di Torrevecchia Teatina guidato dal Sindaco Avvocato Katja Baboro.
PER L’OCCASIONE, PUBBLICHIAMO UN BREVE SAGGIO SULLA NOTTE DI SAN GIOVANNI DEL PROFESSORE INGEGNER LUIGI ARGENTIERI.
LA VIA DEL FUOCO
DI LUIGI ARGENTIERI
Tutti conoscono i tradizionali fuochi rituali che si accendono a giugno, o nei mesi invernali, ma quale ne fu l’origine o il senso? Gli antropologi citano notizie storiche che riportano a ritualità dionisiache, ma certamente anche quelle facevano riferimento ai due solstizi: quello d’estate (che il cristianesimo celebra con S. Giovanni Battista), e quello d’inverno (S. Giovanni Evangelista). Risaliamo, dunque, a tempi assai anteriori a Dioniso, quanto meno a ritualità e conoscenze risalenti al tempo delle Ziggurrat sumeriche, o delle Mastabe egizie. Siamo a circa 5000 anni fa, ed alcune di esse mostrano di aver avuto, oltre che funzioni religiose, anche fini astronomici. Stonehenge, la costruzione tra le più misteriose e possenti di questo genere, rappresenta un vero osservatorio solare che permetteva lo studio dell’orbita apparente del Sole, verificando il momento dei solstizi: un vero orologio cosmico che funziona ancora e che ha permesso di misurare e cadenzare gli anni con grande precisione: siamo all’ivenzione del calendario! Già da allora, dunque, si era compresa la valenza cosmica della vita terrena, valenza di cui i nostri lontanissimi antenati presero coscienza agli albori della civiltà. E’ da allora che si ebbe contezza, non solo dell’esistenza di leggi cosmiche scandite dagli astri, ma dell’essere indissolubilmente soggetti a quelle leggi. Sole, Luna e pianeti furono certamente studiati per primi, sia per la scansione del tempo (il Sole, per i giorni; la Luna per i mesi), sia per il loro rapporto con la stessa esistenza (calore, luce … ).
Certamente l’homo sapiens sapiens ha seguitato, per decine di millenni, a porsi il problema della misteriosità del la fiamma che emana calore. Cos’è il fuoco? E quello cosmico è diverso dal fuoco del fiammifero? Serve solo a scaldare e a dare vita?
Ebbene, soltanto da pochi decenni cominciamo a capire cos’è il “fuoco”, e che il primo fu “acceso” quando il Grande Architetto “soffiò” tutta la immane energia necessaria a far nascere l’universo …. Era il “tempo zero” del Big-Bang. Era un “fuoco complesso”, di centinaia di milioni di gradi, ed oggi sappiamo che la storia dell’Universo nel suo insieme risulta come quella della progressiva espansione, e raffreddamento, della iniziale sfera di fuoco .
L’uomo è nato sulla Terra quando essa si era già raffreddata alla temperatura attuale, e non poteva sapere né delle particelle che lo costituiscono, né – tanto meno – poteva sapere che, per formare la Terra, sarebbe stato necessario l’ulteriore esplosione di una stella pesante almeno quattro volte il nostro astro luminoso. Solo così, ancora con il Fuoco, ma questa volta di una supernova, a milioni di gradi e con un vampata pari a quella di miliardi di Soli, si sarebbe potuta formare la materia necessaria per far nascere, prima il nostro sistema planetario, e poi, dopo ulteriori miliardi di anni, la vita, e l’uomo. Siamo figli, dunque, di una supernova, e, anzi, dobbiamo la vita al suo sacrificio, alla sua morte!
Ma che poteva sapere, l’uomo antico, delle supernovae e di quella sua nascita? Né poteva pensare che l’avrebbe saputo grazie al fuoco. Eppure … è così: la strada verso la “grande conoscenza” gliel’avrebbe indicata, pian piano, nel corso di diecine e diecine di millenni, proprio il fuoco, facendolo risalire lungo le strade della sua energia. In fondo, ora lo capiamo, l’uomo è fatto di quel fuoco, … visto che è fatto proprio di quei “mattoni” elementari della materia originata dal Grande Soffio. E, se è “fatto” di quel fuoco … è naturale pensare che egli l’abbia sempre “sentito” nel profondo. Insomma, anche se inconsciamente, abbiamo sempre percepito questa energia vitale e pensata la sua provenienza, altrimenti come spiegare la costante, ostinata volontà di ricerca delle nostre radici? Inutili gli infiniti tentativi di proporci altre Verità: l’ostinazione a capire, ad andare avanti, (che altro non è che una manifestazione della evolutività dell’Essere) ci ha permesso di ri-percorrerle all’inverso seguendo la via del fuoco, come si trattasse di seguire un filone d’oro in una miniera. Così siamo giunti al Big-Bang, all’Inizio. Lì affondano le nostre radici. Divine, dunque, e l’uomo l’ha scoperto, sia intuitivamente, sia seguendo quel misterioso richiamo, sia risalendo le vie della scienza con macchine sempre più potenti, inventate da lui, ma costruite grazie all’energia resa disponibile dal “fuoco”.