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“Nella carne dei miei sogni” di Gambacorta-Di Iacovo, una lettura di Federica D’Amato


Giovanni Di Iacovo – Simone Gambacorta

“Nella carne dei miei sogni

Colloqui tra uno scrittore ed un cronista letterario”

Duende Edizioni, Teramo, 2012

Nota critica a cura di Federica D’Amato

 

Giungono al numero sei i “Piccoli quaderni, Testi e materiali sulla letteratura in Abruzzo” (Duende Edizioni), collana di delizie letterarie abruzzesi sospese tra autobiografia e critica militante, curate dall’infaticabile Simone Gambacorta, “cronista letterario” teramano che in questi anni sta sviluppando un progetto culturale di assoluta qualità intorno ai fatti letterari della regione, con inedite prospettive di respiro nazionale. E proprio all’insegna della libertà, del sogno, della passione per la vita come narrazione continua si apre il sesto appuntamento, “Nella carne dei miei sogni”, che vede come protagonista del colloquio uno dei nostri più validi scrittori, Giovanni Di Iacovo. Un Di Iacovo in premessa quasi impacciato dalla necessità del mettersi a nudo che Gambacorta sistematicamente esige con le sue domande, un Di Iacovo che sa: “Gambacorta voleva che io sputassi anche i miei difetti, le mie difficoltà, le mie debolezze, il mio sangue versato. E capii che sarebbe stato utile. Utile per me, per capirmi, per fermarmi a fare il punto dei miei primi trentasei anni di scrittore e di essere umano”. Da siffatta agnizione, dalla candida confessione “l’amore per la scrittura ha coinciso in me con l’amore per la vita in ogni sua manifestazione” – usuale per uno scrittore vero, ma mai banale nello svelamento -, si sbroglia tumultuosa la corsa del botta e risposta, tra un critico letterario che chiede e chiede perché vorrebbe possedere innata l’arte del narrare, ed un narratore che risponde perché vorrebbe possedere innata l’arte del tacere – il silenzio, si sa, è l’amante perfetto di prosa e poesia: tale forse il valore autentico di questa breve pubblicazione che, come le altre della collana, pone in essere il vero fronte che sussiste tra l’indagatore, il decifratore, l’esegeta, l’erudito, il postino direbbe George Steiner, ed il suo oggetto, ossia l’avventuriero, il genio, l’innocente, il demone, l’esecutore, il demiurgo inconsapevole di mondi, il rievocatore. Il fronte di confine ma mai di rottura che struttura uno stesso paesaggio, un eguale amore, quello per la letteratura.

Si evince con semplicità dalle tre sezioni del libro, i primi formati intorno ai due romanzi di Giovanni, Sushi Bar Sarajevo (Palomar, 2006) e Tutti i poveri devono morire (Castelvecchi, 2010), il terzo animato da quello che sembra essere ormai da anni il leitmotiv dell’attività culturale e politica di Di Iacovo, “Consumare culture è la benzina della creatività”, sorta di calderone, che rappresenta nell’insieme anche la parte più interessante del testo, in cui lo scrittore abruzzese parla della sua primissima gioventù, dei viaggi, dei romanzi amati, del suo modo di lavorare, di cosa significa essere e non essere scrittori, dell’evoluzione che tali significati hanno avuto nello svolgimento di un “artigianato artistico” vocato alla maturazione di direttrici culturali di sicuro interesse ed esempio, almeno per chi in Abruzzo intenda senza provincialismi ed egotismi masturbatori, cimentarsi seriamente con il mestiere di scrivere.

Giovanni Di Iacovo e Simone Gambacorta saranno presenti a Chieti il 6 Settembre alle ore 18, per presentare “Nella carne dei miei sogni”, all’interno della manifestazione Chieti Mostra Libri 2012

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GLI E-BOOK DELLE EDIZIONI NOUBS!


Le Edizioni Noubs hanno pubblicato i primi e book a un prezzo bassissimo! Edizioni Noubs: libri per tutte le tasche e tutti i “supporti”. 

Su http://www.smashwords.com/profile/view/noubs potrai vedere quali titoli sono in vendita.

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Una poesia inedita di Silvia Molesini, II parte


Torniamo a regalarvi l’altro valore letterario delle poesie di Silvia Molesini. Dopo A Sylvia, pubblicato sul nostro blog nella sezione “Poesia”, ecco A S. Giovanni.

Buona lettura con la bellezza…

A S. Giovanni

 

Bisogna abitare gli occhi al buio

che il buio ha dentro agli occhi

il volto oscuro:

pizzican fiammelline

farfallette in fascino

ma il volto oscuro

lo stracannato domani

ignora. Diano

la sequenza algebrica

il futuro Mercurio

rubedo rubedo

l’argento pomeriggio:

diano la pietra!

Nella coppa del dio settimo

sangue, dall’incendio demone

il fuoco freddo

che non rischiara.

Bisogna abitare gli occhi al buio,

l’alba è una maschera che sbava.

 

Silvia Molesini, nata a Bussolengo (Vr) il 14 luglio 1966, vive e lavora come psicoterapeuta a Costermano. Ha pubblicato le raccolte Nuova noia (Ibiskos ed. 1987), L’indivia (Campanotto ed. 2001), Il corpo recitato (I figli belli ed. 2004), Lezioni di vuoto (Liberodiscrivere ed. 2006). Ha partecipato al romanzo a rete Rifrazioni scomposte su corpo 12 e, per circa due anni, membro fondatore, al progetto Karpòs. È presente in diverse antologie e in qualche rivista letteraria (Le voci della luna, Filling Station, L’ortica, Critère, Niedergasse) ed è stata segnalata in concorsi di poesia (nel 2008 : con Esanimando al Premio Montano e al premio Mazzacurati/Russo con Cahiér corpo piccolo ). Collabora con www.absolutepoetry.com, zeropoetry e viadellebelledonne. Cahiér de doléances, raccolta inedita 1995-2000 è collocata su www.inedito.it.

Work in progress e sito di riferimento: Nascita e morte (titolo provvisorio).

Letture su www.myspace.com/molesini (Alle quattro e venti circa). Dulcis in fundo, 13 algebriche mistiche.

 

SILVIA MOLESINI

 

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MEDICI ILLUSTRI D’ABRUZZO, NOVITA’ DALLE EDIZIONI NOUBS


Nel mese di Dicembre 2011 le Edizioni Noubs hanno pubblicato Medici illustri d’Abruzzo, un’opera saggistica di Fernando Galluppi in cui l’Autore traccia in brevi linee carriera conquiste successi aneddoti delle personalità che hanno fatto la storia della medicina in Italia e in Abruzzo.

Segue un estratto dedicato alla figura di Raffaele Paolucci

Pochi Maestri della Chirurgla hanno meritato come il Paolucci le intense ed appassionate testimonianze di affetto e di stima rese loro in memoriam.
 Toccante tra quelle tributate in Abruzzo la commemorazione da parte del suo allievo Vanni Beltrami, ed emozionante l’altra poi rappresentata dal Prof. Achille Mario Dogliotti, Clinico Chirurgo di Torino, al 60° Congresso di Chirurgia di Genova. Egli affermò tra l’altro: “Una gran folla dolorante e silenziosa lo segui nell’ultimo percorso sostituendosi col proprio affetto, spontaneo, puro, commosso all‘assenza della rappresentanza ufficiale delle Forze Armate,che pure ebbero in Raffaele Paolucci uno dei maggiori e più puri Eroi del Risorgimento. Egli ora riposa nel cimitero della sua Orsogna, accanto alla sua fedele ed adorata Compagna. Tutte le Scuole chirurgiche italiane,ricche di secolare esperienza,si inchinarono alla sua memoria. E noi che Gli fummo vicini nella propizia come nell’avversa fortuna, pieghiamo il capo ed asciughiamo le lacrime,con l’orgoglio di essergli stati compagni ed amici in tante circostanze,e grati per quanto Lui ci ha insegnato nel campo del sapere e in quello dell’amore”.
E, in fine, parrà opportuno riportare il ricordo vibrante tenuto dal primo allievo del Paolucci, il Prof. Ettore Ruggieri, Clinico Chirurgo a Napoli,in occasione della lll Giornata della Sanità Militare in Taranto il 27 Settembre 1959. Seguiamone almeno qualche frammento,in chiusura.
”..Questa nostra terza adunata si apre oggi con un velo di tristezza,perchè manca all’appello il più grande, il più eroico, il più puro di tutti noi: Raffaele Paolucci (…) Tutti sappiamo cosa Egli abbia fatto in guerra. La sua favolosa impresa è nella nostra memoria e nel nostro cuore.

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QUADRO METAFISICO II, una poesia del carissimo FRANCESCO IENGO


Una figura come quella di Francesco Iengo raramente è di passaggio sulla Terra, ma quando accade il cuore di chi tocca si scioglie in pura gratitudine.

Considerato che l’anno 2012 bisogna iniziarlo necessariamente bene, dati i tempi, oggi vi doniamo molta poesia: che il suo occulto mantra possa aiutarci?

A voi la lettura, a voi il giudizio…

FRANCESCO IENGO
Quadro metafisico II

Quando chi ci sovrasta ode gli astanti
ostare ad alte grida ad ogni arresto
e detestare ogni constatazione
di colpa, sosta un attimo finché
insofferente di restare inerte
uccide tutti e seguita in eterno
a stare.

Se continua così, sottostaremo
sempre più a sottoposti, resteremo
riposti, arresteremo posizioni
ostative (magari sovrapponendo
astanze ad opposizioni), ed infine
sovrasteremo a deposti cui consta
che apporre stia al detestare, ahimé, come
comporre al nulla. Emaneremo istanze.

Francesco Iengo, nato a Udine nel 1938, morto a Chieti nel 2000, docente tra i più amati dell’Università di Chieti, ha pubblicato numerosi saggi in volume e anche poesie, tra cui queste tratte da Variazioni Goldberg 1995-1996, Noubs.

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Poesia inedita di SILVIA MOLESINI


Silvia Molesini, nata a Bussolengo (Vr) il 14 luglio 1966, vive e lavora come psicoterapeuta a Costermano. Ha pubblicato le raccolte Nuova noia (Ibiskos ed. 1987), L’indivia (Campanotto ed. 2001), Il corpo recitato (I figli belli ed. 2004), Lezioni di vuoto (Liberodiscrivere ed. 2006). Ha partecipato al romanzo a rete Rifrazioni scomposte su corpo 12 e, per circa due anni, membro fondatore, al progetto Karpòs. È presente in diverse antologie e in qualche rivista letteraria (Le voci della luna, Filling Station, L’ortica, Critère, Niedergasse) ed è stata segnalata in concorsi di poesia (nel 2008 : con Esanimando al Premio Montano e al premio Mazzacurati/Russo con Cahiér corpo piccolo ). Collabora con www.absolutepoetry.com, zeropoetry e viadellebelledonne. Cahiér de doléances, raccolta inedita 1995-2000 è collocata su www.inedito.it.

Work in progress e sito di riferimento: Nascita e morte (titolo provvisorio).

Letture su www.myspace.com/molesini (Alle quattro e venti circa). Dulcis in fundo, 13 algebriche mistiche.

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A SILVIA

di SILVIA MOLESINI

A Sylvia (in nome di Nicholas)

Ciao Silvia nella tua pietrificata

esistenza sul

mondo ricamato degli altri oggi

è il giorno che ti rileggo, frastornata

e mi sovviene l’eterno che abbaia

penso alla stanza di una statua

e ad una cosa troppo vasta per

amarci che niente basta a amarla

la tua camera buia seppellita

l’isola sfolgorante degli insonni

la sciarpa di Isadora strozzata.

Ciao triste forte potente parola

tutti innamorammo davvero

tutti ci uccidemmo per te scritta

nel deserto mai abbastanza vero

e a descrizione attenta e a

veleno non letterale ma scolpito

a miele d’occhio d’uva e a occhio

di ragno, una visione austera

visto tutto: l’esilità del luogo portante

la maschera obbligata dell’incontro

i desideri che si catafrattano

e un gesto monco sulla pelle delle ossa.

Silvia Molesini

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USCIRE VARCARE RAGGIUNGERE: AUGURI da casa Noubs!


Sempre aperto teatro è uno struzzo poetico datato 1999, parto felice di colei che non ha bisogno di presentazioni, Patrizia Cavalli.

In questo sempre aperto teatro di epigrammi del cuore, con le sue stragi, i voli, l’azzurro terso della tradizione e un riso sottile che nutre le radici del mondo, Noubs ha trovato l’augurio con cui inaugurare il maledetto(?) 2012: resa o condanna? Ascesa o caduta? Bianco o nero? Vita o resurrezione? Andata o ritorno?

Staremo a vedere, certo non passivi.

Leggete bene ciò che vi proponiamo, in queste parole vi è speranza senza aggettivi. Vi è speranza umana.

Intanto a voi, cari lettori, auguri belli!

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Ma voi siete cristiani?

Allora siate cristiani.

La sera si potrebbe.

E’ per questo potere che è la vita,

questo ritardo. Questi mazzi di fiori

non portati, poi in un sol colpo

in morte consegnati. Quanti fiori!

Eppure si potrebbe.

Uscire, varcare, raggiungere.

Patrizia Cavalli, Sempre aperto teatro, Einaudi 1999

 

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I LIBRI PIU’ BELLI DELL’ANNO?


Siamo al solito consuntivo di fine anno… Odioso, falsamente democratico, parziale, vittima delle lacune della memoria, eppure necessario.

Vogliamo che ci diciate quali sono stati i vostri libri dell’anno, i compagni veri delle ore liete..

Dunque? A voi la parola!

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Estratto di MASSIMO PAMIO, dalla silloge poetica Amormorio


L’anima del mondo pare riposi, si tormenti, evapori nei versi dell’ultima raccolta di Massimo Pamio, Amormorio, Edizioni Noubs 2010.

Ne riportiamo un estratto, per donarvi la bellezza che meritate.

XLVI

Si perde, l’amore fedele:

si perde e s’annulla, poi che il mio verso

non resta. Brucia ogni voce, se brucia

il silenzio. Quando di tutto

sarà appena un rigo di lacrima

XLVII

augurio

rose cresciute nel deserto

son diciassette

il diciottesimo è l’augurio

del cuore della mente

per tutto il mondo che potrai avere

e che nessuno ha mai avuto

per tutto ciò che potrai essere

e che nessuno mai è stato.

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Racconto inedito di CARINA SPURIO


Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà

inedito di CARINA SPURIO

Il vecchio borgo sorge intorno alle rovine di un vecchio castello di fronte al mare Adriatico. Da bambina quella spiaggia la consideravo mia. Giocavo con il rastrello e la paletta, e riempivo di continuo il secchiello di acqua salata. Non erano tanto i castelli di sabbia il mio obiettivo, quanto scavare a fondo per cercare l’acqua e andare sempre più giù, senza una ragione. Molte ore dopo la prima colazione arrivava il momento del bagno. Le uniche raccomandazioni dei genitori erano quelle di non affogare. Nel pomeriggio il sole calava come a ricordare l’ora della cena, tra il melone sudato, le fette di prosciutto e una lattina di coca-cola. Dopo una lunga passeggiata fino al porto, di corsa a dormire. Negli anni seguenti, mentre sulla spiaggia dell’Adriatico iniziavano i miei primi amori, a Sarajevo, dall’altra parte del nostro mare, si sparavano le bombe. Arrivo a casa di Maria persa nei miei pensieri. La via è stretta, profuma di cantina. La vernice della porta è scrostata. Non c’è campanello. Busso. I contorni del viso della donna fanno capolino tra la folta capigliatura bianca nell’anta a metà. Maria improvvisa un sorriso e si sposta per farmi entrare. Un cane ed un gatto arrivano festosi. Mi annusano. Gli animali intrecciano il solito giro di valzer con cui accolgono i nuovi arrivati. Maria si siede, mi invita con un cenno ad imitare il suo gesto. Il candore dei suoi capelli genera un senso di rispetto. Ripenso a mia nonna, mentre la stanza si riempie di uno spesso silenzio. Le chiedo in che anno è nata. Mi risponde:<< a Natale del 1926>>. Lo stesso giorno del Bambino che ogni anno rinasce senza mai andare a scuola, deduco ironicamente. La semplicità della donna che ho di fronte non è opportuna per le mie domande troppo pretenziose. Maria non conosce gli elfi, gli gnomi e le fate, né Nostradamus e Cayce. Ignora l’esistenza di Sai Baba e di Osho. Non conosce il mondo delle idee di Platone, immutabili e perfette che vivono nell’iperuranio, al di là del cielo. Maria è una strega per discendenza. Venne iniziata da sua nonna all’età di nove anni. Imparò da bambina l’arte di preparare unguenti magici, filtri e polveri per avvelenare, allenandosi negli anni a plasmare le effigi in cera. Ho davanti una vecchia donna, vittima in giovanissima età di qualcosa che forse non voleva realmente ma che si era imposta su di lei. Maria conosce solo le fasi della Luna. La Luna Nuova per i riti da iniziare, la Luna Piena per quelli da interrompere. La sua specialità è preparare “annodamenti” d’amore.

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CARNE NUOVA di Caterina Falconi


Le Edizioni Noubs vi propongono un racconto inedito gentilmente messo a disposizione dalla scrittrice Caterina Falconi… Attendiamo un vostro giudizio!

CARNE NUOVA

di Caterina FALCONI

7 luglio 2175  

Stephen intrecciò le mani dietro la nuca e fece due torsioni del busto. Le protrusioni nella sua colonna urlarono. La cupola era in penombra, in un grigiore metallico effuso dalla membrana di protezione.

“Solange, apri” disse, rivolto a un viso etereo che gli sorrideva da uno schermo. E dalla sommità della cupola, come palpebre, le membrane in silicio si schiusero frusciando. Un fascio di luce opalescente spiovve dentro e inondò il locale.

“Fatto Stephen.”

Lui annuì.

Al centro della sala, nella teca trasparente, immersa nella soluzione isotermica, la ragazza piangeva nel sonno.  Le sue lacrime si formavano così lentamente che il gelo della teca le asciugava. Le sue funzioni vitali, rallentate dall’ibernazione, seguitavano torpidamente ad animarla, e lo stesso, probabilmente, accadeva ai suoi pensieri.

“Non piangere Agata” le disse Stephen. “Ti ho promesso che tutto tornerà a posto” la consolò, e girò attorno alla teca per stringerle la mano. Il braccio nudo di lei sbucava da un’apertura circolare, adagiato su un asse, e infuso da tre sonde collegate a dei monitor.  Al momento aveva le dimensioni di un arto di una bambina di  undici anni, ed era roseo e glabro. Lui lo carezzò con la punta delle dita, e infilò la destra sotto quel palmo affusolato.

“Fidati. Il braccio sta ricrescendo bene, e Cormac sta tornando da te. Non devi fare niente. Devi solo aspettare, e riposare” le disse, ed esitò, sapendo che l’ultima parola: riposare, le sarebbe arrivata dopo giorni. Affondò lo sguardo nella teca: lei fluttuava tra i propri ricci, come una pallida sirena in un banco di rosse alghe. I capelli avevano continuato a crescere normalmente, e dopo undici anni avevano invaso la vasca torcendosi e ondeggiando.

Una carezza sulla sua schiena identificò la nuova arrivata come Lea.

“Salve Lea” salutò il computer.

“Buongiorno Solange” rispose la donna.

“Ciao amore” disse Stephen, e si voltò a baciarla. Lea profumava di vaniglia e lo guardava eccitata: “Ho capito a chi somiglia!” gli disse. “Sembra Ofelia di Rossetti.”

Stephen annuì colpito. Era proprio vero, la sua sfortunata gemella somigliava ad Elisabeth Siddal  immersa nell’acqua che l’avrebbe uccisa. Per non pensarci trascinò la moglie alla vetrata. Terra sorgeva all’orizzonte, fondendo il cielo oscuro  in un blu vellutato cosparso di efelidi argentee. Nel cratere di fronte ai laboratori una scavatrice trivellava il suolo sollevando sbuffi di polvere, che volteggiavano e restavano sospesi nella fosforescenza dell’alba lunare. I rover immobili affondavano i cingoli nella regolite  pastosa, e nessuna luce era ancora accesa dietro gli oblò delle torri. Ciuffi di nuvole candide adornavano l’Europa.

“Torneresti sulla Terra?” chiese Stephen.

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Paolo Fiorucci, Sei personaggi in cerca di cuore


L’ottimismo della canzone: gli oggetti ci salveranno

nota critica di Massimo Pamio sul cantautore abruzzese Paolo Fiorucci

Premio De Lollis per la canzone d’autore 2010

Nell’affidare all’album Sei personaggi in cerca di cuore otto canzoni contraddistinte dalla ruffiana orecchiabilità delle musiche, nonché da una tematica che unifica i testi (sarebbe un album concept, concettuale), tutti dedicati alla vita celata e sconosciuta di oggetti – quali il soldatino di stagno, un manichino, la macchina delle fototessera, il portiere del calciobalilla, lo spaventapasseri, il robot C2-36, il mostro di Frankenstein – Paolo Fiorucci, cantautore abruzzese al suo esordio, esprime già una forte, marcata personalità, capace di accontentare sia il gusto dell’ascoltatore popolare sia quello del critico più esigente, grazie a piccole e grandi astuzie di un talento spiccato.

Se la sua poetica, estremamente coerente, è rivolta a fondere musica e parole in una giocosa ironia, in una affabulazione sobria ed elegante, la sua tensione è assimilabile a quella del bambino che ci indica con stupito incanto come la realtà sia proprio quella della sbalorditiva scena teatrale di cui si è fatto involontario protagonista grazie a un proprio gesto che ha suscitato lo stupore e l’attenzione degli adulti e nel quale la propria oggettualità si è improvvisamente animata.

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Benvenuti nel nuovo blog delle edizioni Noubs!


 
 
  Cari Lettori,
come anticipato sul sito www.noubs.it, le Edizioni Noubs tornano con un blog semplice e chiaro nella veste grafica, ma pronto nei contenuti ad accogliere la complessità del reale, scrutata, indagata, messa a nudo con ciò che più amiamo e cerchiamo di valorizzare: il fatto letterario.
Un vero e proprio caleidoscopio che non vi terrà solamente aggiornati su ciò che si combina in casa Noubs, o sui mille, quotidiani colpi di genio del direttore Massimo Pamio, no. Vogliamo che questo blog divenga un crocevia di voci colte, appassionate, determinate a rompere la logica tecnocratica in vista della costituzione di un nuovo umanesimo.
Vogliamo il vostro contributo!
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