Mentre ancora nella vecchia e morente Europa si alzano vessilli e bandiere, e si fa festa, incombe l’iceberg di fronte a tutti noi, di un’economia abbattuta da finanzieri e speculatori senza scrupoli, che vogliono far pagare le loro truffe ai popoli…
Una poesia profetica di Sergio Solmi, grande Autore, che risale agli anni Sessanta…
Dalla torre Eiffel
Nascevi, mentre declinava il secolo,
sorgeva la speranza. Era la dolce
Europa, Sterminate
oscure moltitudini discese
in proscenio, tumultuando sorgevano
all’avvenire. Gli ingegneri armati
di folgori violavano
la notte millenaria. Ma nei calmi
viali del campo di Marte frusciavano
brillanti Limousine, in bianco e rosa,
passava Odette de Crecy. Eri sempre
la dolce Europa, eri la speranza.
Oggi è ancora la città enorme a picco
-neri edifici, rosse insegne- e il chiaro
anello della Senna. Ma, su questo
vertice estremo
di ninnolo gigante, ci sentiamo
gli sconfitti superstiti
raccolti intorno all’ultima bandiera.
Per te, in un campo e l’altro, combattemmo
e ti perdemmo alla fine. Due volte
in sangue faticoso
si volse la speranza. Oggi si spostano
le mire, il fior di fuoco si dirama
altre isole l’ambiguo mare svela
altri nomi s’accendono, altri mondi.
Ma noi siamo feriti e vecchi, e stanchi.
Ecco, nel cielo occiduo balena
la perenne battaglia inesauribile
si fa e sfa la cangiante
geografia dell nubi. A noi ne giunge
solo un lamento vano… o lo stridio
della gabbia che scende lungo i cavi,
lungo gli aerei dedali d’acciaio
incrociato, lungo la curva zampa
scheletrica d’inasetto liberty.